Martedì, 18 Febbraio 2020 18:20

LA RECENSIONE: IL FILM “JOJO RABBIT”

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Di Aliberti Aniello, Cappelli Erika, Caruolo Azzurra, D'Amico Lorenzo, Di Girolamo Nicolò, Di Mauro Martina, Dionne Michela, Feragnoli Fulvio, Iaiunese Myriam, Ippoliti Ilenia, Marangoni Andrea, Percoco Aurora, Savreena Savreena, Sepe Stefano, Serban Beatrice, Tari Samuele della I A AFM .  A cura di Giuseppina Piras

Data di uscita: 16 gennaio 2020

Regia: Taika Waititi

Attori: Roman Griffin Davis (JoJo Betzler), Thomasin McKenzie (Elsa Korr), Taika Waititi (Adolf Hitler), Scarlett Johansson (Rosie Betzler), Sam Rockwell (capitano Klenzerdorf), Archie Yates (Yorki), Rebel Wilson (Fraülein Rahm), Alfie Allen (Finkel), Stephen Merchant (capitano Deertz)

Paese: Germania, USA

Durata: 108 min

Distribuzione: Walt Disney Italia / 20th Century Fox

Tratto dal romanzo“Caging Skies”della scrittrice belga-neozelandese Christine Leunens, pubblicato nel 2004

Jojo Betzler, è un bambino tedesco di dieci anni, che milita nella Gioventù hitleriana. È il 1944 e la Seconda guerra mondiale infuria con violenza, mentre la propaganda del regime irretisce anche le menti dei più piccoli con le menzogne antisemite.

Il padre di Jojo è al fronte in Italia, ma si sospetta che abbia disertato per organizzare la Resistenza; sua madre, Rose si prende cura di Jojo, e insieme soffrono per la morte di Inge, sorella di JoJo il quale ne avverte la fantasmatica presenza.

Soprannominato "Rabbit" per la sua presunta codardia durante un'esercitazione nel campo per giovani nazisti, gestito dal capitano Klenzendorf, si ferisce con l'esplosione di una granata che lui stesso ha maldestramente lanciato; trascorre le sue giornate in compagnia del simpaticissimo Yorki, il suo unico vero amico in carne ed ossa. Infatti, una seconda figura, quasi paterna, guida le scelte di Jojo: ha per amico immaginario lo stesso Führer Adolf Hitler   (interpretato dal regista del film Taika Waititi che dirige se stesso), un Hitler caricaturale e pagliaccesco, che si ciba di unicorni, offre sigarette e sviene alla vista del sangue. Jojo, grazie alla sua fedele compagnia, si sente un nazista privilegiato perché  è il Führer in persona che gli insegna a odiare gli ebrei con i modi di un coach esaltato.

JoJo, però, non ha mai incontrato un ebreo né saprebbe distinguerlo dagli “ariani”, fino a quando scopre che sua madre nasconde in soffitta una ragazza ebrea, di cui JoJo s'innamorerà, amica della defunta Inge e testimone diretta della persecuzione.

Da qui in poi la pellicola sviluppa i dubbi sorti in Jojo che farà i conti con  il nazionalsocialismo e col destino che gli assesterà il colpo di una seconda, drammatica perdita. Intanto la Gestapo farà irruzione nella casa, provocando un momento di Spannung narrativo, risolto inaspettatamente dal  capitano Klenzerdorf, vero aiutante del protagonista.

La conclusione mostra un bambino non più tale, emancipato dai suoi timori e dalla necessità di rapporti soltanto fantastici.

Il film è godibile, intelligente, ironico e garbatamente graffiante. La mostruosità del grande dittatore, inquadrato di schiena o per il rapido dettaglio delle mani nei pezzi di documentari della sigla di testa, è risibilmente ridotta a una patetica macchietta: come a suggerire che, secondo l'assunto della Arendt, il male è proprio degli uomini piccoli, con una mente piccola e ordinaria; come a dire che il male occupa la nostra mente e il nostro cuore soltanto se gli lasciamo lo spazio della confusione e dell'incertezza. Ma, prima che agisca irreparabilmente e faccia di noi i complici del crimine, possiamo prenderlo a calci con una sonora risata.

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