Giovedì, 20 Febbraio 2020 16:48

"POWER PASSION". LA PASSIONE RIGENERANTE

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La Passione di Cristo nella versione teatrale di Paride Polidoro. Prima parte.

Questo lavoro sulla passione di cristo sotto forma di rappresentazione teatrale, rappresenta un nuovo messaggio tipico di questo particolare momento della vita di Gesù che è rappresentazione di una visione nuova e catartica allo stesso tempo.

Il lavoro di Paride Polidoro, conosciuto per le sue opere altamente espressive e profonde dal punto di vista del significato e del realismo che le caratterizza è come una forma di creazione istantanea di tutto il simbolismo cristiano nel cui contesto lo stesso Cristo, umanizzandosi al massimo, cerca una radicale rigenerazione di una società ancorata all’ipocrisia ed alla falsità.

Una caratteristica di Power Passion è il senso ansiogeno con cui l’autore cerca di portare il tutto verso un esasperato ed esasperante iper-realtà in cui concorrono il senso di libertà totale dell’espressione artistica unito alla ricerca quasi rigenerante di tutto il messaggio cristiano teso a dare vità ad una nuova umanità..

A tal proposito il taglio nettamente umano del lavoro investe tutta la forma artistica e storica facendo partecipe in questa fase anche il lato spirituale.

Polidoro cerca con ogni mezzo di distruggere la forma moderna del cristianesimo la cui struttura vede troppo distante dalla profondità dell’insegnamento del Cristo e cerca una religiosità arcaica in cui il tutto diventa violento ed il grido di rabbia contro il potere dominante diventa un’accusa contro ogni forma di ingiustizia e l’agitazione del Cristo è l’agitazione di una cultura preesistente alle convenzione del potere.

Persino la crocifissione viene vista come una sintesi totale del messaggio. Il dolore e la gioia sono sentimenti talmente misti e rigeneranti che si confondono pervadendo l’animo umano in una nuova visione del concetto base del cristianesimo stesso e di cristo.

Persino  la resurrezione finale coinvolge nella liberazione totale e  nella gioia tutto l’animo umano; non si riesce a capire quale sia la rinascita del cristo e quella dell’uomo; tutto si innalza facendo perno sul concetto di base di una nuova vita imperniata sulla religiosità e il pensiero cristiano delle origini.

L’ UOMO ALLA BASE DI TUTTO

Cristo ci vuole dare un messaggio al di fuori del tempo e dello spazio.

L’uomo violentato, l’uomo vittima dell’ingiustizia, l’uomo vilipeso. L’uomo costretto a difendersi, l’uomo ignorato dalla società,  quello costretto a vivere ai margini di essa, l’uomo che si agita in un marasma di false ideologie senza trovare la dimensione alla propria esistenza.

Forse per questo lo stesso Cristo si sarebbe tolto dai titoli dei manifesti nazional-popolari delle sacre rappresentazioni ormai relegate nella deformazione voluta dalla sottocultura televisiva e clericale. Spettacoli raffiguranti più delle visioni superficiali e senza senso da lasciare sbigottiti persino i credenti più appassionati. Il credente vede sfuggire tutto; messaggio e figura emblematica di cristo. Invece, in questo lavoro violento, conciso, altamente umano e decriptato totalmente dalle scorie imposte dal clero c’è  solo la “PASSIONE”, perché questo è il dramma di tutti e per cercarla non bisogna cercarla sui libri ma nel quotidiano come ha sempre affermato egli  stesso.

Questo è il significato di questa PASSIONE, si ribadisce PASSIONE! E tutti i lettori possono trovare la pace agognata nello sviluppo della stessa e si potrà avere un aiuto nel cercare il vero messaggio cristiano a volte distorto nella sua essenza.

D’altronde lo stesso sant’Agostino allontana completante ogni razionalismo, corrispondente alla confusione che può essere messa in atto nell’ideologia di base del cristo, per rappresentare la purezza dello stesso; il suo lavoro “la città di dio” è stato allontanato dal potere clericale, dal vero valore del pensiero di Cristo per portarlo verso una rigidità dei dogmi e dei riti demagogici.

In questo senso occorre leggere profondamente il lavoro agostiniano per comprenderlo originariamente.

La “Passione” di Polidoro cerca a priori, con ogni mezzo, di distruggere la forma moderna dell’attuale cristianesimo la cui struttura vede troppa distanza dalla profondità dell’insegnamento del Cristo e cerca una religiosità arcaica in cui il tutto diventa violento ed il grido di rabbia contro il potere dominante diventa un’accusa contro ogni forma di ingiustizia e l’agitazione del Cristo è l’agitazione di una cultura preesistente alle convenzione del potere.

Polidoro come sempre punta ad un rapporto laico dove cerca di istituzionalizzare le sue idee e portare ad una forma dì intreccio il cristianesimo ed il marxismo stesso e, nel connubio, trovare la rigenerazione formale dell’esistenza.

In effetti non si tratta solo di un lavoro teatrale, ma la sua struttura è comprensibile benissimo anche se si sceglie soltanto di leggere; infatti può benissimo essere interpretato questo lavoro anche come un romanzo.

Esiste soltanto l’immediatezza e la creazione che sembra improvvisa e nuova; proprio per questo sembra tutto talmente originale da far quasi dimenticare che esiste una vicenda evangelica preesistente.

Sembra un nuovo lavoro; un nuovo contesto drammatico e filosofico da portare non verso  una nuova visione ma in una originale visione dell’ideologia umana.

Lo stesso autore sta lavorando ad altri due progetti artistici, la messa in scena del Manfred di Byron e la realizzazione di un film ispirato alla Metamorfosi di Kafka, oltre alla pubblicazione di un lavoro sempre ispirato allo sconvolgimento dell’uomo in un’epoca dove la rigenerazione parte dalla base onirica, dal titolo “javzzeith”.

 

“non giudicate per non essere giudicato

Perché con il metro con cui giudicherai

Sarai giudicato……..”( Gesù)

  

SOREN:     Sono qua cercando di dare il mio contributo alla realizzazione di questo tuo lavoro; che ritengo importante! Non avere paura vengo a te non come un’ombra ma come uomo.

 Io          :     Chi sei?

 Soren   :     Non mi riconosci?

 Io         :     No! E comincio anche ad avere un po’ di paura…….!

 Soren  :     Possibile che non riesci a riconoscermi?

 Io        :     No! Mi dispiace!

Soren  :    Guarda meglio…..e rifletti anche nel tuo profondo…..! accingendoti a scrivere un’opera importante, chi può venire in tuo aiuto…..o meglio! Chi può avere la pretesa ideologica di dare l’inciso letterario al tutto?

 Penso un attimo

 Trasalgo dallo stupore ma anche dalla gioia

 Io :              Grande Kierkegaard, come posso aiutarti?

 Soren :        Non devi aiutarmi tu. Sono io che voglio popolarizzare il più possibile le mie idee e cercare di farle capire a tutti.

 Io        :       Sei sempre nei miei pensieri! Giorno e notte….grande filosofo.

 Soren  :      Lo so! Per questo sono qua!

 Io :               Dimmi allora tutto ed io trascriverò ogni tua idea, ogni tuo pensiero. Ogni tua sollecitudine al dialogo.

 Soren :          Più che dialogo voglio enunciare, voglio esprimermi perché sembra tutto falso. Questo è un sogno ed io nel sogno voglio unire l’irrazionale al razionale.

Dio stesso con l’uomo, ma forse non devo unire niente dal momento che egli si trova  dentro di me, dentro di te e dentro tutti noi.

 Io :                Allora noi siamo Dio?

 Soren :          Come posso rispondere a questa domanda! Come faccio a dire se siamo Dio. E’ molto più semplice affermare e, conseguentemente dimostrarne la veridicità, che il nostro spirito, la nostra essenza, si fonda con la forza immane dell’irrazionale

E quindi di Dio stesso.

 Io :                 Enuncia!

 oren :           Non esiste una forza sopra di noi collettiva. Molti filosofi o presunti tali, lo hanno affermato; ma posso dichiarare che nella nostra intimità più profonda, nell’essenza situata dentro l’essere umano esiste una voce talmente forte e grida da oltrepassare i confini della nostra esistenza; i limiti imposti dall’etica. Entriamo quindi nella dimensione spirituale; nell’essenza pura della riflessione. Allontaniamoci dai falsi tempi di pietra dove si spergiura e la superficialità dei riti sconcerta la ricerca intimistica.

 Io :                Enuncia!

 Soren :          Parlerò della differenza e correlazione tra le diverse forme di esistenza.

 Io :               Qual è la più importante?

 Soren :         Ascolta!

 Io :               Si. Ascolto e scrivo.

Soren :           La vita estetica è la forma di vita di chi vive nell’attimo. L’esteta vive poeticamente, in uno stato di ebbrezza intellettuale continua. L’esteta fugge la ripetizione, ma non pone il suo godimento nella ricerca sfrenata del piacere, bensì nella limitazione e nell’intensità del godimento. Ma la vita estetica rivela la sua monotonia nella noia. La noia altro non è che l’angoscia procurata da un’altra alternativa possibile, da un altro modo di vivere. L’angoscia procura nell’esteta la possibilità di lasciare la vuota vita estetica e di vivere eticamente.

La vita etica è una scelta continua, è il dominio della riaffermazione di sè, è quindi il dominio della libertà grazie alla quale l’uomo si sceglie di continuo. Se nella vita estetica l’uomo evita la scelta nella fuga della ripetizione, nella vita etica l’uomo è libero di scegliere se stesso e di formare la sua vita. Se lo stereotipo della vuota vita estetica è il seduttore, quello della vita etica è il marito. Il matrimonio infatti è il simbolo dell’eticità, in quanto è un compito che può essere proprio di tutti. Se nella vita estetica l’esteta riesce ad essere felice solo grazie alla sua unicità, nella vita estetica ognuno è in grado di trovare la propria felicità nel matrimonio, ognuno può sentirsi realizzato perchè vive del proprio lavoro.

Nella vita etica l’uomo compie la scelta assoluta di scegliere se stesso, ovvero di scegliere la propria vita e la propria libertà. Dopo aver scelto la propria vita l’uomo scopre di avere in sè una storia nella quale egli trova la sua identità.

“L’identità non è astratta dalla società, ma forma l’individuo all’interno della società. In base a questa scelta l’uomo accetta ogni attimo della sua storia, anche gli aspetti dolorosi di essa. Il pentimento è l’ultima fase della vita etica, infatti nel pentimento la vita etica sfocia nella più alta vita religiosa, ma lo scacco della vita etica e la rottura tra questa e la vita religiosa lascia solo lo spazio alla vita pura ed allo spiritualismo. Nel momento in cui entriamo in rapporto con Dio, con il fine supremo e ultimo della nostra vita, tutto il resto, anche la conformità alle regole etiche, deve eclissarsi; nella religione ci dobbiamo abbandonare completamente a Dio ed avere fede in Lui al di sopra di tutto, come fece Abramo, anche contro i dettami dell'etica. Non c'è dunque continuità fra la vita etica e quella religiosa. Tra esse, anzi, c'è un abisso ancora più profondo che tra l'estetica e l'etica. La vita religiosa è esistenza vissuta al di fuori e al di sopra dell'etica, in conformità con la fede. Soltanto che è impossibile trovarlo nelle chiese o dialogando con gli adepti ed i sacerdoti, ma è importante trovarlo immancabilmente dentro di noi stessi.”

Per questo posso darvi il mio PATER NOSTER.

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