Mercoledì, 02 Agosto 2023 09:49

43° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI BOLOGNA: COMPRESE LE MOTIVAZIONI, CONDANNATI GLI ESECUTORI. ORA BISOGNA DARE UN NOME AI MANDANTI.

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RICORDARE QUELLO CHE ACCADDE IL 2 AGOSTO DEL 1980 PER DIFENDERE LA DEMOCRAZIA

Questa mattina, 2 agosto 2023, ho ricevuto da parte di alcuni amici dei messaggi relativi alla commemorazione della strage di Bologna del 1980. Il primo messaggio è il ricordo nitido di quella giornata: “Avevo 15 anni e appresi la notizia della strage ascoltando il telegiornale. Le immagini mi sono rimaste impresse nella testa in cui ronzava una parola: perché? Non riuscivo a comprendere il perché di tanto sangue, di tanto dolore”. Il secondo unisce un fatto personale alla dimensione generale della memoria e del raccoglimento in segno di ricordo e di rispetto per le vittime: “Esattamente un anno dopo, era circa mezzanotte, ho fumato la mia ultima sigaretta proprio davanti al memoriale della strage”. Il terzo riporta un titolo di giornale : “Strage di Bologna? Non fu attentato neofascista, ma colpa di un treno palestinese”. Bufera su consigliere leghista.

Tutti e tre questi messaggi dicono e raccontano tutto su un evento che ha segnato l'apice di quella che non più solo le pagine dei giornali, soggette alle polemiche dell'attualità, ma le sentenze dei tribunali e le indagini e la ricostruzione storica hanno definito come “la strategia della tensione”. Dicono quanto quell'evento, con i suoi 85 morti e 200 feriti e l'anima di una città sconvolta per sempre, abbia lasciato un vivo dolore nello spirito di una generazione e una continua richiesta di giustizia nella coscienza della maggior parte degli italiani. Raccontano di come nonostante le sentenze ci sia ancora chi rilascia dichiarazioni insensate, chi cerca di depistare e di confondere perché in buona sostanza nel nostro paese c'è una parte politica che ancora oggi cerca di nascondere il tradimento che venne perpetrato ai danni delle istituzioni democratiche repubblicane e al popolo italiano da parte di soggetti arrivati ai vertici delle istituzioni, ma che non ha mai creduto e accettato i valori della nostra Costituzione nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo. Più di tutto, allora, questi messaggi sollecitano a ricordare quello che davvero accadde e perché accadde così come le fonti rintracciate dalle indagini storiche e depositate nelle sentenze hanno stabilito una volta per tutte e a continuare nella ricerca di quella verità che deve portare a scoprire le responsabilità politiche e i mandanti della strage. Questo lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari e alla nostra coscienza di Patria. Lo dobbiamo alle nuove generazioni che hanno bisogno di strumenti critici per non essere vittime di pericolosi revisionismi.

Lo ha ricordato il nostro Presidente della Repubblica Sergio mattarella nel suo messaggio per la commemorazione della strage: “La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato. La ricerca della verità completa è un dovere che non si estingue, a prescindere dal tempo trascorso. E' in gioco la credibilità delle istituzioni democratiche”.

Lo ha ricordato il Presidente dell' “Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980” che denuncia depistaggi e false ricostruzioni su esecutori e mandanti già accertati nei tribunali: “vogliamo parole chiare, chiediamo che i processi vengano fatti in tribunale, fino in fondo e correttamente”.

Giova, quindi, ribadire quello che le sentenze dei tribunali hanno stabilito, quali le motivazioni e gli esecutori della strage. Perché almeno questo lo sappiamo.

Nell'aprile di quest'anno sono state depositate le motivazioni relative alla sentenza di condanna all'ergastolo per Paolo Bellini per la strage alla stazione di Bologna. Nelle motivazioni si legge: “ la causale plurima affonda le radici nella situazione politico-internazionale del paese e nei rapporti tra estremisti neri e centrali operative della strategia della tensione sul finire degli Anni Settanta. L'ergastolo a Bellini per la strage commessa in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi ha avuto dei `mandanti´ tra i soggetti indicati nel capo d’imputazione, non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario e talmente corposo da giustificare l’assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna». La Corte ha ritenuto decisivo il cosiddetto «documento Bologna» attribuito a Licio Gelli e nel quale figurano indicazioni e anche cifre che sarebbero state pagate per pianificare e mettere a segno l’attentato”.

Nel 2020 era stato condannato in primo grado all’ergastolo per strage Gilberto Cavallini, neofascista dei Nar. Nel 2007 era stato condannato definitivamente per strage a 30 anni Luigi Ciavardini, anch’egli neofascista dei nuclei armati rivoluzionari. Ma la prima sentenza definitiva sulla strage di Bologna era stata emessa nel 1995 con la condanna definitiva all'ergastolo dei neofascisti del gruppo eversivo Nuclei armati rivoluzionari Valerio Fioravanti e Francesca Mambro e per depistaggio lo stesso Gelli, gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, il faccendiere Francesco Pazienza.

Oggi è da queste sentenze che bisogna andare avanti per scoprire la verità. Quella verità che in questi 43 anni ha incessantemente cercato la magistratura, i familiari delle vittime e quel giornalismo d'inchiesta, quel giornalismo civile sempre necessario alla vita delle democrazie.

Link utili:

SENTENZA DEFINITIVA DELLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE A SEZIONI UNITE PENALI DEL 23 NOVEMBRE 1995

http://www.stragi.it/secondacassazione

https://www.raicultura.it/webdoc/strage-bologna/index.html#welcome



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