Lunedì, 23 Settembre 2024 04:51

CAMMINATA PER LA PACE: IL DISCORSO DI DON FIORILLO Featured

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RINASCERE DALLA PACE di DON FRANCESCO FIORILLO

La pace è possibile, dobbiamo dircelo questa mattina con forza e determinazione. La pace è possibile!
Don Tonino Bello, profeta, già nel 1992 era preoccupato di un'Europa cassa comune, più che una casa comune, un’Europa sempre più di mercanti che di fratelli. E ancora don Tonino bello disse, e lo auguro a tutti voi anche questa
mattina di essere malati di pace! È la patologia da cui non bisogna mai guarire,
perché è l'unica malattia che ci rende sani, dove malattia sta per passione.
Ma com'è possibile? Com'è possibile che l'umanità abbia fatto progressi
incredibili in qualsiasi campo del sapere, ma ancora non sappia vivere in pace
su questo pianeta? Com'è possibile che in ogni ambito si studino teorie e
pratiche innovative, mentre la violenza rimane l'unico, arcaico mezzo per
risolvere i conflitti fra gruppi, popoli, nazioni? Com'è possibile che manchino
sempre le risorse per la salute, l'istruzione, la lotta alla povertà o al
cambiamento climatico, mentre i soldi per le armi si trovano sempre, persino
nei paesi più disastrati?
Come non smette di ammonirci papa Francesco, gli unici vincitori di ogni
guerra sono i produttori di armamenti.
Dobbiamo smetterla di nominare la pace come punto di arrivo, come esito
sperato di una guerra che però intanto c'è stata. Dopo le grandi speranze
seguite alla carneficina delle guerre mondiali, oggi persino in Europa in molti
sembrano avere cancellato la pace, intesa come sforzo diplomatico,
imperativo morale, orizzonte di senso, dal campo di ciò che si può pensare,
prima ancora che realizzare. Occorre invece pensare la pace come alternativa
concreta alla violenza, non semplice fantasia di menti ingenue, utopia per
"anime belle".
Significa fare spazio alla pace dentro di noi, imparare a guardare con indulgenza
anche ai nostri limiti, fragilità e contraddizioni. Se siamo in pace, guarderemo
pacificamente agli altri, a chi ci sta intorno. Saremo capaci di accoglierli. Ma
attenzione! Cercare la pace interiore non significa pacificare la nostra coscienza.
La pace può e deve convivere con l'inquietudine, col dubbio, con le domande
che danno senso e sapore all'esistenza. La pace è infatti un cammino fatto
anche di ostacoli e salite, che però non arretra, non demorde.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale "vita pacifica".
Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.
E, per giunta, cammino in salita.

Oggi c'è troppa aggressività già nel parlare. Si semplifica, si polarizza, ci si
accapiglia. Servono parole chiare, ma miti. Parole "sdentate", capaci di
nominare i concetti più delicati senza morderli. Recuperiamo, a livello
individuale e collettivo, il valore dell'ascolto. Studiamo, interroghiamoci,
ritiriamoci da questa eterna corsa a voler sentenziare per primi. E caliamoci
nella realtà.

Tutti parlano di pace, (al dire il vero in questi tempi non tutti) ma nessuno
educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la
competizione è L'inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e
per offrirci l'un l'altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace.

I pacifisti vengono spesso accusati di essere dei parolai, incapaci di proporre
soluzioni concrete. Gente che "predica bene" soltanto per uscire "pulita" dal
dibattito. Ecco: non si tratta di uscirne puliti, i veri pacifisti sono anzi
"costruttori di pace" che "si sporcano le mani" per realizzare ciò in cui
credono: i diritti, la giustizia, la libertà e la dignità per ogni essere umano.

Sono medici che curano le persone, anche le più umili ed emarginate. Anche
sotto le bombe. Sono naviganti che salvano i migranti in mezzo al mare,
montanari che li accompagnano su per i sentieri impervi dei valichi di
confine. Sono portuali che rischiano il lavoro per non caricare i container con le
armi destinate a paesi che le useranno per opprimere. Sono religiosi e religiose
che portano il Vangelo come pratica di vita fra i disperati della terra. Sono
ragazzi e ragazze che coltivano le terre sottratte alle mafie con la gioia di
produrre il segno visibile di un impegno che dà frutto.

Sono insegnanti ed educatori che instillano nei giovani il desiderio di una
conoscenza da fabbricarsi attraverso domande, esperienze e incontri. Sono
lavoratori e lavoratrici sociali, volontari e volontarie che ogni giorno
affondano occhi, mani e cuore nella sofferenza degli altri. Sono artisti, che non
usano l'arte soltanto come veicolo di bellezza, ma anche presa di coscienza di
tante situazioni drammatiche o sbagliate, che però insieme possiamo cambiare.
Sono esponenti del pensiero disarmato e nonviolento, che in tante parti del
mondo rischiano la vita per il fatto stesso di opporsi alle logiche
dell'oppressione e della guerra. L'obiezione di coscienza, cioè il rifiuto di
obbedire a regole che si considerano ingiuste rischiando del proprio, rimane
uno dei gesti più nobili di cui un essere umano è capace. Una coscienza che si
ribella alle logiche della guerra è una coscienza viva, irrequieta, capace di
cambiamento: una coscienza che diserta la violenza come "obbligo" e si
assume il rischio di subirla come punizione. Proprio come hanno fatto i più
grandi costruttori di pace della storia, da quelli più vicini a noi, come don
Tonino Bello e monsignor Luigi Bettazzi, a personaggi internazionali come
Gandhi e Martin Luther King. E come nel silenzio continua a fare un'enorme
fetta delta popolazione umana. Soprattutto, ricordiamolo, femminile.
Rimane come segno di speranza l'immagine delle migliaia di donne e madri,
israeliane e palestinesi, che il 4 ottobre, tre giorni prima dell'esplosione del
nuovo conflitto, avevano marciato insieme vestite di bianco nel nome della
pace, della conciliazione, di un futuro di dialogo e rispetto reciproco per le
nuove generazioni.
Rinascere dalla pace è l'unica rivoluzione possibile per continuare a vivere!
Se vuoi la pace, prepara la pace! Non c'è altra via!
Per fare la pace ci vuole coraggio molto di più che per fare la guerra, per
creare una comunità ci vuole coraggio molto più che per spaccarla, per
costruire ponti ci vuote coraggio motto più che per erigere muri. È il coraggio
personale di ciascuno di noi che è qui stamattina! E anche di chi non c'è! A
scegliere la via della pace
Se io volessi sapere da uno se è cristiano, non dovrei chiedergli se crede in Dio,
dovrei chiedergli: "Credi nella pace?" Vi assicuro che è più difficile credere che
un giorno ci sarà pace, che credere che Dio esista. (Ernesto Balducci)

Rinascere dalla pace significa non essere quella goccia nell'oceano,
ma l'oceano in quella goccia di gentilezza e compassione verso tutti
gli esseri viventi.
Rinascere dalla pace significa non tanto credere che la bellezza ci salverà, ma
che noi dobbiamo salvare e proteggere la bellezza in noi e negli ambienti di
vita che abitiamo.
Rinascere dalla pace significa non aspettare che si impegnino gli altri,
che facciano gli altri ma che sia io a farlo, sia io ad impegnarmi.
Rinascere dalla pace significa scegliere la gentilezza ed il perdono e
non diventare mai la ferita che ti fanno.
Rinascere dalla pace significa avere un solo volto, essere onesti,
essere autentici.
Rinascere dalla pace significa essere pace, perché se in me non è pace non
darò mai la pace, se in me non è ordine non creerò mai ordine.
Rinascere dalla pace significa credere nella giustizia, perché se non c'è
giustizia non ci sarà mai pace, soprattutto giustizia sociale.
Rinascere dalla pace significa non dire mai più me ne frego, ma I
CARE, mi interessa, mi sta a cuore.
Rinascere dalla pace significa scegliere sempre da che parte stare,
quella dell'Amore.
Rinascere dalla pace significa rifiutare la logica del mercato,
della competizione, dell'interesse personale.
Rinascere dalla pace significa smettere di essere arroganti, violenti e
prepotenti verso ogni essere vivente.
Rinascere perché abbiamo bisogno di nascere di nuovo, prepara la pace se
vuoi la pace.

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