Lunedì, 10 Aprile 2017 15:04

SALUTE E ALIMENTAZIONE. ANCORA NON SI AFFERMA UNA VERA CULTURA DELLA PREVENZIONE

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Per una prevenzione primaria che sia abitudine di vita diventa centrale il ruolo delle scuole.

di Alberto Forte

In un recente sondaggio realizzato dal portale “Il ritratto della salute” sugli italiani e la corretta alimentazione è emerso che il 62% degli italiani non conosce e non controlla gli ingredienti del cibo di cui si nutre. Del resto, solo recentemente ha trovato piena attuazione legislativa il regolamento U.E. 1169 del 2011 che stabilisce che sulle etichette degli alimenti devono esserci caratteri leggibili; che deve esserci l’elenco degli ingredienti; che la data di scadenza deve essere presente su ogni imballo; devono essere indicati gli allergeni; deve esserci la dichiarazione nutrizionale, l’origine, le condizioni di conservazione e di uso, la ragione sociale della ditta produttrice. Il 19 aprile è arrivato anche l'obbligo di inserire nelle etichette di tutte le confezioni dei prodotti lattiero caseari la loro origine, così che il consumatore potrà scegliere consapevolmente la provenienza di latte, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini.  Tuttavia, troppi italiani acquistano più in base al prezzo che alla qualità e garanzia degli alimenti. Certo, le condizioni economiche sono determinanti, ma la tutela della salute passa attraverso la qualità del cibo. In particolare, la prevenzione dei tumori e delle malattie cardiovascolari dipende da ciò che mangiamo. Il 30% delle malattie tumorali e l’85% delle malattie cardiovascolari dipendono dalla nostra dieta. Purtroppo, il 41% degli italiani non è consapevole del fatto che grazie ad una dieta equilibrata e basata su cibi sani per origine, composizione, qualità e confezionamento si possono ridurre di molto i rischi di contrarre determinate malattie tumorali: del colon, del seno, del pancreas, del fegato, del rene, dell’esofago. Insomma, gli stili di vita scorretti sono sempre più diffusi, nonostante le tante campagne di informazione condotte negli ultimi anni e sempre maggiori sono i costi economici che gravano sul nostro sistema sanitario per una mancata prevenzione primaria. Ecco, allora, che occorre formare una cultura di base ed una mentalità negli individui orientata al concetto di salute e di benessere come elementi imprescindibili per avere una vita più lunga, ma soprattutto qualitativamente migliore. In questo processo vengono direttamente chiamate in causa le scuole che, come affermano le linee guida per la promozione della salute nelle scuole della IUHPE, possono dare un contributo significativo alla salute e al benessere di quei giovani che dovranno essere la popolazione adulta e sana del domani. Tutte le maggiori organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Salute, l’ UNICEF (fondo delle nazioni unite per l’infanzia), l’UNESCO (Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura), e l’Unione Internazionale di Promozione e Educazione alla Salute indicano la scuola come il centro della promozione del concetto di vita sana. Naturalmente, non basta inserire l’educazione alla salute nel piano dell’offerta formativa, non è sufficiente ripetere che bisogna evitare l’obesità e il sovrappeso, fare ogni giorno attività fisica, mangiare cinque porzioni di frutta e verdura, limitare il consumo di grassi animali e di alcolici, fare colazione la mattina e prediligere la dieta mediterranea. Tutti precetti giusti e validi, ma che vengono presto dimenticati o facilmente trasgrediti nella quotidianità. Bisogna che i concetti di salute e benessere siano lo stile di vita spontaneo delle persone, l’ambiente in cui vivono, l’insieme dei comportamenti e delle pratiche quotidiane. Tutti i programmi relativi alla sana alimentazione si scontrano, al momento della valutazione, con il dato scoraggiante di non aver modificato davvero o di averle modificate solo in parte o per una piccola percentuale di individui le scorrette abitudini alimentari dei giovani. Una scuola che promuove salute ed incide sulla formazione degli individui deve avere un approccio più ampio e non può che fondare la propria azione educativa  sui principi della carta di Ottawa: mettere in campo politiche per una scuola in salute, come ad esempio, favorire il consumo di cibi sani all’interno della scuola a partire dalla colazione di metà mattina e promuovere le produzioni di alimenti sostenibili; curare l’ambiente scolastico avendo cura dei servizi, dell’igiene, della qualità dell’aria nei laboratori e nei locali e creando aree verdi utilizzabili per la ricreazione ed i momenti liberi; favorire lo sviluppo di relazioni tra docenti, personale della scuola, studenti e genitori; calibrare accuratamente gli interventi educativi in relazione all’età; collaborare con i servizi sociali e sanitari presenti sul territorio per ridurre e prevenire le difficoltà di apprendimento, i disturbi psicologici ed emotivi, per favorire le relazioni e gli scambi tra gli studenti. Questo è il contesto da creare in cui calare ogni progetto relativo ai corretti stili di vita da svilupparsi in modo continuativo per cicli di cinque anni con valutazioni periodiche.

Letto 713 volte Ultima modifica Martedì, 18 Aprile 2017 06:20
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