Stampa questa pagina
Martedì, 10 Dicembre 2019 17:31

"SONO TORNATA PER VENDETTA"

Scritto da
Valuta questo articolo
(0 voti)

IL PRIMO CAPITOLO DEL ROMANZO DI GIORGIA BOLLETTA. UN THRILLER DALLE TINTE FOSCHE E MISTERIOSE

LA TRAMA. 

Kira non è una normale diciassettenne.

La sua vita dall’esterno può sembrare perfetta, ma dall’interno è tutt’altra cosa.

Un incubo la perseguita.

Dovrà allontanarsi da casa per scoprire la verità.

Kira, ha uno scopo nella vita e non si fermerà davanti a nulla e a nessuno pur di realizzarlo.

« Non lo capisci? Io sono nata per una ragione… scoprire chi mi ha uccisa »

CAP.I

Corro. Continuo a correre. Sono in un bosco.                                                                                                                                                 

Il cielo notturno è interamente ricoperto di nuvole cariche di pioggia; il rumore dei nostri passi e dei nostri respiri pesanti si intensifica sovrastando i  rumori della natura.

Mi fermo troppo stanca per continuare e completamente zuppa per via della pioggia. Con mia grande sorpresa mi rendo conto che i passi dell’individuo che mi stava inseguendo non si sentono più.

Il mio respiro si fa sempre più affannoso e mi inonda le orecchie. Pare che ogni altro rumore non proveniente dalla mia bocca si sia interrotto.

Ad un tratto qualcuno mi afferra alla spalla.

Poi?

Buio.

Mi sveglio di soprassalto, respirando affannosamente.

<<Di nuovo quell’incubo…>> penso tra me e me.

Guardo l’orario sul telefono: le due del mattino.

Titubante ritorno a dormire.  Non posso permettermi di rimanere sveglia, domani ho un’ importante verifica e devo essere concentrata, ma se non dormo almeno per otto ore sarò peggio di uno zombie.

Dopo pochi minuti che cerco di riprendere sonno chiudo gli occhi e mi lasciò ricadere nell’incoscienza.

Una musichetta fastidiosa mi inonda le orecchie.

Apro con fatica gli occhi e mi accorgo che il rumore proviene della mia sveglia. Subito la spengo.

Resto cinque minuti seduta sul letto a guardare un punto indefinito davanti a me, giusto il tempo di assicurarmi che sono viva.

Prendo il cellulare e guardo l’ora: 7:50.

Ho solo 30 minuti per lavarmi, vestirmi, fare colazione ed arrivare a scuola.

« Cazzo! Cazzo! Cazzo! »

Impreco sottovoce, senza far sentire certe parole a mia nonna visto che lei dice che certi termini non sono adatti a una signorina. Tsk.

In ogni caso, corro in bagno per farmi una doccia veloce, lavarmi i denti ed aggiustare i mie lunghi capelli biondi, che in questo momento sembrano un nido di uccelli uscito male.

Appena entro mi guardo allo specchio, sotto i miei grandi occhi verdi si possono scorgere perfettamente due grosse occhiaie, niente che un po' di trucco non possa correggere.

Dopo aver finito in bagno è l’ora dell’ outfit. Opto per una gonna a vita alta a fiori nera, una canottiera rosa con sopra un giacchetto di jeans chiaro e delle banalissime scarpe da ginnastica bianche.

‘Mhh, meglio, penso mentre guardo allo specchio la mia figura minuta, soddisfatta del risultato.

Scendo in cucina accompagnata da un buonissimo profumino di waffle appena fatti che la nonna è intenta ad arricchire con della panna.

La guardo e dalle mie labbra sorge un sorriso.

La nonna si è sempre data molto da fare per me da quando la mamma è morta, nonostante la sua età.

Mio padre, purtroppo, è molto impegnato con il lavoro. Lui è un operaio specializzato che lavora sulle piattaforme petrolifere ed è sempre in viaggio, ma comunque cerca sempre di farmi capire che ci sarà quando ne avrò bisogno.

Tossisco per far notare la mia presenza.

« Oh! Ben svegliata dormigliona, la colazione è pronta » mi dice mia nonna in tono scherzoso, mentre appoggia un piatto di waffle fumanti sull’isola della cucina.

« Grazie mille nonna, ma non credo di avere molto tempo, e sono già in ritardo » dico afferrando il mio zaino, per poi dargli un bacio sulla guancia e dirigermi verso la porta.

« Va bene cara, tranquilla e passa una buona giornata »

« Anche tu nonna, ciao »! La saluto chiudendo la porta di casa alle mie spalle.

Comincio ad incamminarmi verso la mia scuola per giovani artisti. Oltre le materie normali vi si tengono delle vere e proprie lezioni di arte, recitazione, canto, musica e ballo.

Arrivo a scuola giusto cinque minuti prima dell’inizio delle lezioni, ma prima che io possa mettere piede nella struttura scolastica vengo scaraventata a terra dalla mia migliore amica: Kate.

Kate è alta quanto me, ovvero un metro e sessanta centimetri, ha dei corti e ricci capelli castano chiaro che gli arrivano poco sopra le spalle e due occhi grandi marrone scuro.

« Buongiorno anche a te eh, » le dico io in modo sarcastico, rialzandomi da terra un po' frastornata, ma pur sempre abituata al suo modo di salutarmi alquanto violento ed abbracciandola subito dopo.

« ‘Giorno ritardataria », mi risponde prendendomi in giro, ma ricambiando subito l’abbraccio.

« Allora, come hai dormito? » mi chiede lei preoccupata, probabilmente sapendo già la risposta, mentre ci cominciamo ad incamminare per i corridoi.

« Non molto bene a dir la verità, sai… l’incubo… »

« Ancora?>>  Kira, mi sto incominciando a preoccupare sul serio, non è normale fare lo stesso incubo di continuo! »

« Lo so… »

« Bisogna risolvere la cosa! » dice lei determinata attirando la mia attenzione.

« E come? » chiedo incuriosita dalla sua affermazione, ma a rispondermi non è la mia amica, bensì il fastidioso suono della campanella.

« Uff! Vabbè dai, te lo spiego dopo, ora andiamo in classe, altrimenti chi la sente quella rompicoglioni della prof. », dice prendendomi a braccetto e incominciando a strattonarmi in classe mentre io scoppio in una fragorosa risata sentendo la sua opinione sulla professoressa Macci.

<<Spero che Catia abbia un buon piano, ma ora devo concentrarmi solo ed esclusivamente sulle lezioni>>, penso tra me e me mentre sistemo il mio banco per poi prestare tutta la mia attenzione alla professoressa appena entrata in aula. (...continua).

Letto 865 volte Ultima modifica Venerdì, 24 Gennaio 2020 10:37
Effettua il Login per inserire i tuoi commenti